Androgino e genderless non sono sinonimi.
Sono piuttosto l’uno l’evoluzione dell’altro e condividono caratteri in comune, primo fra tutti il sovvertimento degli stereotipi di genere.
Lo stile androgino si può sintetizzare nella reinterpretazione di molti codici del guardaroba maschile per le collezioni femminili: pionieri in questo senso sono stati Coco Chanel, che negli anni Venti del Novecento introduce nelle collezioni destinate alle donne l’impermeabile, il blazer con bottoni dorati di origine militare, i primi completi in tweed, tutti pezzi precedentemente riservati esclusivamente agli uomini; e Yves Saint Laurent, con il suo iconico smoking da donna.
Dive del cinema come Louise Brooks, Marlène Dietrich, Katharine Hepburn fino a Diane Keaton e Julie Andrews indossano abiti e accessori maschili esaltando per contrasto la propria femminilità e gettando le basi per il crollo delle etichette che si affermerà nei decenni successivi.

Lo stile genderless o gender neutral, invece, è uno stile fluido, slegato dalle convenzioni di genere. Vengono ridiscussi i concetti di mascolinità e femminilità classica a favore di un senso estetico più libero, che nulla ha a che vedere con l’identità sessuale di chi lo indossa.
Genderless è uno stile inclusivo che si adatta alla fisicità di entrambi i generi e che non vede distinzioni in nessun ambito del look: abbigliamento, accessori, make-up e hair styling sono svincolati da un’identificazione binaria e possono essere indossati da tuttə.
Il primo stile genderless in termini di make-up, hair e accessori, è il punk: un look unico per tuttə, con caratteristiche peculiari, che non faceva differenza tra il femminile e il maschile.
Basti pensare a un’icona come David Bowie, che ha costruito la sua immagine sull’ambiguità e sulla contaminazione.
Nel 2022 il genderless è il linguaggio più contemporaneo della moda: massima libertà di espressione, per liberarsi delle etichette e sentirsi sé stessǝ.
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